Tutto e Niente

Poesie e riflessioni di uno che sprofonda nel mondo. Tra i 12 finalisti del concorso Fabrizio De' Andre' 2007, secondo classificato nel concorso "Trullo Pasolini" del 2008 e finalista del concorso Tindari Patti 2009, selezionato per le antologie "La Solitudine", "La Notte" e "La Follia" del collettivo Poesia&Rivoluzione

19.12.08

Le parole della notte

E' la notte che è più dura,
quando trovo tra i pensieri
le parole che di giorno
ti volevo raccontare.
Sono lì, ammonticchiate,
aspettando di trovare
qualcun'altro a cui narrarle.
Ma non trovo più la voglia
di donarle a qualcun'altro,
restan lì, attorcigliate,
emozioni inascoltate.
Genova 19/12/2008

Etichette:

16.12.08

Contraccambio

Ti sei fatta canestro
che accoglie il mio dolore,
ti sei fatta sguardo
per non lasciarmi solo,
ti sei fatta mano
che mi sorregge piano
cercando di capire
quello che ti fa male.
Io te ne son grato
anche se non l'esprimo
anche se non ci riesco
a darti in contraccambio
l'affetto che vorresti,
che aspettati ormai da tanto.
Genova 16/12/2008

Etichette:

Attesa

Non so per quanto tempo,
saprò fare silenzio
lasciando i tuoi pensieri
fuggire dai dolori.
Rispetterò il divieto
che tu mi hai comandato
anche se sarà dura
sognarti senza fiato.
Confido nel tuo amore,
che appena si può fare
farai lo sforzo enorme,
per me, di riprovare
un timido discorso,
un segno od un sorriso,
che possa ridar luce
al triste del mio viso.
Sarà una dura prova
che affronto per l'affetto
che provo verso te,
amore mio ti aspetto.
Genova 16/12/2008

Etichette:

Migliore

Non penso chieder molto,
ma io vorrei soltanto
che il buono che io faccio
mi valga come sconto.
Eppure molte volte,
dato che io non mordo,
che parlo e so ascoltare
che sono anche gentile
che non si rischia niente
visto che sono 'buono',
chi ha ricevuto il bene
mi nega il suo perdono,
mi fa scontare in pegno
la rabbia verso gli altri
che fino al giorno prima
si son tenuti dentro.
A me si chiede tutto
“Visto che sei migliore”
e lo si chiede subito
regalo del mio amore.
Genova 16/12/2008

Etichette:

15.12.08

Battito d'amore

Sto cercando di scavare
per trovare nel mio vuoto
un sussulto di energia.
Sto trovando solo freddo,
pianto triste e gran dolore.
Se sto in piedi è solamente
per i miei mille doveri
che mi riempiono la mente
ma se poi per un momento
mi ritrovo ad ascoltare
il mio cuore ancor pulsare
sento che non ce la fa,
sento che sta rallentando
il suo battito d'amore.
Genova 15/12/2008

Etichette:

13.12.08

Smarrito

Ho trovato in fondo al cuore
un bambino smarrito,
chiedeva di te.
Ho cercato di rassicurarlo
ma mi sembra molto impaurito.
Genova 13/12/2008

Etichette:

12.12.08

Perdersi

Ti è bastato poco per perdermi,
ti è bastato convincermi
che non avevi più voglia
di me.
Mi è bastato poco per perdermi,
mi è bastato convincermi
che non avevi più voglia
di me.
Genova 12/12/08

Etichette:

5.12.08

Affanno

Il tuo battito, profondo e sempre uguale,
mi tiene sveglio nel corso della notte.
Mi sei compagno in questo incerto andare
ritmando il tempo lontano dalle lotte.
Ma anche il giorno mi sei fido richiamo
in questa vita a volte troppo spersa
tra cento impegni che vanno a sovrapporsi
affaticandomi cercandola diversa.
E quando spunta nell'angolo giù in basso
il nome caro di chi mi vuole bene
mi dai la sveglia a ritmo di battaglia
mi fai sentire senza più catene.
E verrà il giorno, finito questo affanno,
senza più cure, che tu starai silente
lasciando in pace i muscoli e le ossa
e tutto il resto allor non varrà niente.
Genova 5/12/2008

Etichette:

3.12.08

Nero

Se mi parlassi non capirei
le tue parole
che han l'eco del Senegal.
Se ti osservo, però, mi sei vicino
come ognuno che ama e che odia,
come uno che parla con l'amico.
E quando, in italiano,
gli dici "quindicimila"
in mezzo al tuo parlare
che sembra un canto
mi sveli un mondo antico
dove cento è più dell'infinito.

treno tra Genova e Torino 14/1/1998
seconda classificata al concorso di poesia "Trullo-Pasolini" - "La Multietnicità"

Etichette: , , ,

Lieve

Quante orme sulla neve,
quanti passi andati via,
ed i tuoi si mischieranno
per le strade che tu sai.
Mi vien voglia di scrutarti
per scoprire dove vai.
Ma ritorno al mio affanno:
questo bianco mi confonde,
mi distoglie dal guardarti,
mi riporta sulle sponde
della mia vita che scorre
a cercare all'orizzonte
un tramonto che sia lieve.
treno tra Genova e Torino 3/12/1997

Etichette:

Concerto

La testa mi sta scoppiando, nel vagone il solito neon che fischia mi sta perforando il cervello e la mia mania di non mangiare che un panino per non sprecare soldi non aiuta certo a mantenere al giusto livello gli zuccheri. E tu mi manchi. Sono pochi giorni che mi hai fatto capire che non volevi più vedermi, anche se ci ho messo un po' a capirlo, e già mi manchi.

"Sandra, non si può avere tutto, si può cercare di avere il massimo". Guardava Cesare senza parlare. Il blu dei suoi occhi continuava a cambiare espressione: prima perplessa, poi dubbiosa, poi interrogativa.
"Ma cosa intendi per il massimo?". "Tutto quello che posso darti senza levare niente a Piera". Continuava a non essere convinta. Il silenzio dei vicoli li lasciava pensare, guardandosi intensamente, quasi a penetrarsi. E insiste: "Io ho preso un impegno che non voglio e non posso mettere in discussione. Ho sposato Piera perché era la persona con cui avrei potuto vivere insieme. Era la persona ideale con cui abitare. Gli stessi interessi, gli stessi gusti, quasi le stesse manie. Non aveva molte esperienze, e di certo non poteva essere definita una dea del sesso, ma - mi sono detto - il matrimonio è quotidianità, è serenità, non sono quelle le cose importanti, soprattutto dopo una certa età". Lo guardava in silenzio, con tenerezza, avrebbe voluto riempirlo di coccole, sommergerlo di baci, stringerlo al seno con tutta la forza, ma non poteva. Era vero che non c'era nessuno nel vicolo, che il silenzio regnava e che i passi di qualcuno che si avvicinava si sarebbero subito sentiti molto prima di vederlo apparire, ma non poteva rischiare, neanche un po', che Renzo potesse venire a sapere qualsiasi cosa, qualsiasi chiacchiera, avrebbe sofferto come un cane e lei non voleva. "Lo sai che se non ci fossero mia moglie e tuo marito ci saremmo messi insieme, magari per lasciarci dopo qualche mese, ma sai anche che se non ci fossero stati loro non ci sarebbero stati i nostri figli e non ci saremmo conosciuti, che sono innamorato di te come forse non mi è capitato prima ma che so anche che avrei una paura infinita a pensare di vivere con te, che la cosa più difficile di ogni giorno è lasciarti quando ti incontro ma che è ancora più difficile, anzi impossibile, dire bugie a Piera quando mi invento delle occasioni per vederti. Non possiamo fare finta di essere due ragazzini senza vincoli, dobbiamo inventarci un rapporto che non abbiamo mai incontrato, un rapporto che rispetti gli altri ma che sappia dare a noi il massimo". Aveva paura a pensare quello che significava per la sua vita di coppia accettare quella sfida, ma aveva voglia di fidarsi di lui, di provare a seguire quelle sue parole, accettando anche i musi di Renzo, le sue urla, le sue minacce. Aveva voglia, dopo tanto tempo, di rispettarsi, di non rinunciare più a ciò che poteva essere suo diritto avere.

Ilaria piangeva senza freno, e Cesare la guardava senza sapere cosa dire. Da un po' di giorni l'umore di Ilaria era sotto terra. Cesare aveva aspettato tanto quel momento ma lo avrebbe voluto del tutto diverso. "Papà, gli voglio bene!!!". In famiglia il verbo amare è sempre stato centellinato. "Cosa posso fare?". Proprio ora cercava suo padre, dopo che per una vita ha sempre cercato Piera facendogli anche patire un bel po' di gelosia. In effetti Cesare non sapeva che Ilaria aveva già messo a perdere la madre da alcuni giorni con pianti e singhiozzi e che proprio Piera le aveva consigliato di rivolgersi a suo padre. La situazione era complicata, almeno per una quindicenne. Detto in poche parole Antonio non la considerava perché gli piaceva Martina, proprio quel maschiaccio di Martina. Ma in questi casi un papà cosa può dire o fare, soprattutto se l'altro è il figlio di Sandra?

Suo padre non ha mai sopportato veder piangere Antonio, neppure quando aveva pochi anni, figurarsi adesso che ne ha quasi sedici. Per cui Antonio non piangeva mai. O quasi. Solo con la mamma a volte si lasciava andare. In fondo anche lei non rinunciava a piangere ogni tanto: Antonio l'aveva vista a volte anche da sola, in camera sua, che piangeva senza un motivo apparente. Martina non ne voleva sapere di lui e per la verità non ne voleva sapere di nessuno. "Martina non vuole venire al concerto con me perché noi maschi pensiamo sempre ad altro quando facciamo certe proposte". Sandra lo guardava piangere mentre lui leggeva il suo diario. Sapeva perché, ma una madre non può intromettersi se non richiesta e lui, come suo padre, non chiedeva niente.

Sto tornando a casa dopo una giornata di tensione. Mettermi sul mercato non è mai stato il mio forte. E in questi giorni mi sento debole, in tutti i sensi. Non poter più pensare a te come un punto di riferimento, un qualcosa che c'è, per cui sei importante mi lascia senza forza, mi leva il senso. Tante volte ti ho ripetuto che da quando ci sei, o meglio finché ci sei stata tu, ho recuperato un senso profondo, la voglia di essere, di esistere. Mi hai fatto ritrovare anche il senso di stare con Piera, di vivere con lei. A volte mi viene in mente la storia di un film che suppergiù riguardava un uomo alla ricerca della donna ideale. Non riusciva mai a trovarla, tutte quelle che incontrava alla fine avevano qualche difetto. Allora si decise di metterla insieme lui la donna ideale: prendendo di ognuna la parte migliore, tagliandone i pezzi con un coltellaccio. Tu sei un pezzo della mia donna ideale e Piera un'altro. Il bello è che ne fareste quasi una intera. Anche io mi rendo conto di non essere l'uomo ideale per te, ne sono solo un pezzo. Ma era proprio questa l'impresa che avevamo intrapreso, che forse stavamo per realizzare: mettere insieme i pezzi dentro di noi, senza bisogno di coltellacci ma con un ricamo fatto di attesa, attenzione e amore. Due giorni fa ci siamo fermati. Forse ho sbagliato io a fare quello che avresti voluto fare tu e non avevi il coraggio di fare, ma non ce la facevo a sopportare le tue accuse, il tuo recriminare. Quando stavamo per avere il massimo hai cominciato a chiedermi tutto.

"Antonio, perché non dici a Ilaria di venire al concerto con te?". Sandra lo sapeva che non poteva funzionare: il chiodo schiaccia chiodo funziona solo quando si è grandi e di facciate se ne è prese già un bel po', ma lo propose lo stesso. Era tanto che sapeva che Ilaria stravedeva per Antonio ma aveva sempre sperato che la cosa non fosse reciproca per evitare di rinvangare le proprie storie passate. Oramai erano quasi dieci anni che i rapporti con Cesare erano al minimo indispensabile. Avevano anche messo i figli in classi diverse per ridurre al minimo la possibilità di incontrarsi, se non al volo per strada, e anche in quei casi cercavano di cambiare strada per evitare l'incontro. In effetti Cesare sembrava meno convinto di lei in questi cambi di direzione, ma poi anche lui allungava il passo. E allora perché le era venuto in mente di proporre ad Antonio di andare al concerto con Ilaria. Antonio non aveva risposto, forse non aveva sentito, concentrato come era sui fogli del suo diario. Le era venuto spontaneo dirlo ma adesso le passavano davanti agli occhi mille immagini e nel cuore mille sensazioni. Dentro di lei il cuore e il cervello stavano lottando: avrebbe potuto lasciar perdere quella proposta per evitare di star male in futuro ma sentiva la voglia di ridirlo, di prendere Antonio e dirgli "Perché non vai al concerto con Ilaria?". "Perché non mi piacciono quelle tutte fighette, mi piace Martina". "Ma Ilaria è carina, intelligente e a volte sa essere anche molto dolce e coccolona come piace a te". "Va be', ma con lei non puoi mai fare niente di movimentato perché ha sempre paura di sporcarsi o sgualcirsi". "Certo Antonio, ma potrai fare quelle cose con Martina, che per altro ti fa sempre arrabbiare perché ti tratta sempre a pesci in faccia: nella vita bisogno imparare che raramente si può avere tutto, bisogna imparare a prendere il massimo dalle cose". Si voltò per non farsi vedere in viso. Avrebbe ancora avuto il tempo di imparare?
treno tra Parma e Genova 1/10/1997

Etichette: