Concerto
La testa mi sta scoppiando, nel vagone il solito neon che fischia mi sta perforando il cervello e la mia mania di non mangiare che un panino per non sprecare soldi non aiuta certo a mantenere al giusto livello gli zuccheri. E tu mi manchi. Sono pochi giorni che mi hai fatto capire che non volevi più vedermi, anche se ci ho messo un po' a capirlo, e già mi manchi.
"Sandra, non si può avere tutto, si può cercare di avere il massimo". Guardava Cesare senza parlare. Il blu dei suoi occhi continuava a cambiare espressione: prima perplessa, poi dubbiosa, poi interrogativa.
"Ma cosa intendi per il massimo?". "Tutto quello che posso darti senza levare niente a Piera". Continuava a non essere convinta. Il silenzio dei vicoli li lasciava pensare, guardandosi intensamente, quasi a penetrarsi. E insiste: "Io ho preso un impegno che non voglio e non posso mettere in discussione. Ho sposato Piera perché era la persona con cui avrei potuto vivere insieme. Era la persona ideale con cui abitare. Gli stessi interessi, gli stessi gusti, quasi le stesse manie. Non aveva molte esperienze, e di certo non poteva essere definita una dea del sesso, ma - mi sono detto - il matrimonio è quotidianità, è serenità, non sono quelle le cose importanti, soprattutto dopo una certa età". Lo guardava in silenzio, con tenerezza, avrebbe voluto riempirlo di coccole, sommergerlo di baci, stringerlo al seno con tutta la forza, ma non poteva. Era vero che non c'era nessuno nel vicolo, che il silenzio regnava e che i passi di qualcuno che si avvicinava si sarebbero subito sentiti molto prima di vederlo apparire, ma non poteva rischiare, neanche un po', che Renzo potesse venire a sapere qualsiasi cosa, qualsiasi chiacchiera, avrebbe sofferto come un cane e lei non voleva. "Lo sai che se non ci fossero mia moglie e tuo marito ci saremmo messi insieme, magari per lasciarci dopo qualche mese, ma sai anche che se non ci fossero stati loro non ci sarebbero stati i nostri figli e non ci saremmo conosciuti, che sono innamorato di te come forse non mi è capitato prima ma che so anche che avrei una paura infinita a pensare di vivere con te, che la cosa più difficile di ogni giorno è lasciarti quando ti incontro ma che è ancora più difficile, anzi impossibile, dire bugie a Piera quando mi invento delle occasioni per vederti. Non possiamo fare finta di essere due ragazzini senza vincoli, dobbiamo inventarci un rapporto che non abbiamo mai incontrato, un rapporto che rispetti gli altri ma che sappia dare a noi il massimo". Aveva paura a pensare quello che significava per la sua vita di coppia accettare quella sfida, ma aveva voglia di fidarsi di lui, di provare a seguire quelle sue parole, accettando anche i musi di Renzo, le sue urla, le sue minacce. Aveva voglia, dopo tanto tempo, di rispettarsi, di non rinunciare più a ciò che poteva essere suo diritto avere.
Ilaria piangeva senza freno, e Cesare la guardava senza sapere cosa dire. Da un po' di giorni l'umore di Ilaria era sotto terra. Cesare aveva aspettato tanto quel momento ma lo avrebbe voluto del tutto diverso. "Papà, gli voglio bene!!!". In famiglia il verbo amare è sempre stato centellinato. "Cosa posso fare?". Proprio ora cercava suo padre, dopo che per una vita ha sempre cercato Piera facendogli anche patire un bel po' di gelosia. In effetti Cesare non sapeva che Ilaria aveva già messo a perdere la madre da alcuni giorni con pianti e singhiozzi e che proprio Piera le aveva consigliato di rivolgersi a suo padre. La situazione era complicata, almeno per una quindicenne. Detto in poche parole Antonio non la considerava perché gli piaceva Martina, proprio quel maschiaccio di Martina. Ma in questi casi un papà cosa può dire o fare, soprattutto se l'altro è il figlio di Sandra?
Suo padre non ha mai sopportato veder piangere Antonio, neppure quando aveva pochi anni, figurarsi adesso che ne ha quasi sedici. Per cui Antonio non piangeva mai. O quasi. Solo con la mamma a volte si lasciava andare. In fondo anche lei non rinunciava a piangere ogni tanto: Antonio l'aveva vista a volte anche da sola, in camera sua, che piangeva senza un motivo apparente. Martina non ne voleva sapere di lui e per la verità non ne voleva sapere di nessuno. "Martina non vuole venire al concerto con me perché noi maschi pensiamo sempre ad altro quando facciamo certe proposte". Sandra lo guardava piangere mentre lui leggeva il suo diario. Sapeva perché, ma una madre non può intromettersi se non richiesta e lui, come suo padre, non chiedeva niente.
Sto tornando a casa dopo una giornata di tensione. Mettermi sul mercato non è mai stato il mio forte. E in questi giorni mi sento debole, in tutti i sensi. Non poter più pensare a te come un punto di riferimento, un qualcosa che c'è, per cui sei importante mi lascia senza forza, mi leva il senso. Tante volte ti ho ripetuto che da quando ci sei, o meglio finché ci sei stata tu, ho recuperato un senso profondo, la voglia di essere, di esistere. Mi hai fatto ritrovare anche il senso di stare con Piera, di vivere con lei. A volte mi viene in mente la storia di un film che suppergiù riguardava un uomo alla ricerca della donna ideale. Non riusciva mai a trovarla, tutte quelle che incontrava alla fine avevano qualche difetto. Allora si decise di metterla insieme lui la donna ideale: prendendo di ognuna la parte migliore, tagliandone i pezzi con un coltellaccio. Tu sei un pezzo della mia donna ideale e Piera un'altro. Il bello è che ne fareste quasi una intera. Anche io mi rendo conto di non essere l'uomo ideale per te, ne sono solo un pezzo. Ma era proprio questa l'impresa che avevamo intrapreso, che forse stavamo per realizzare: mettere insieme i pezzi dentro di noi, senza bisogno di coltellacci ma con un ricamo fatto di attesa, attenzione e amore. Due giorni fa ci siamo fermati. Forse ho sbagliato io a fare quello che avresti voluto fare tu e non avevi il coraggio di fare, ma non ce la facevo a sopportare le tue accuse, il tuo recriminare. Quando stavamo per avere il massimo hai cominciato a chiedermi tutto.
"Antonio, perché non dici a Ilaria di venire al concerto con te?". Sandra lo sapeva che non poteva funzionare: il chiodo schiaccia chiodo funziona solo quando si è grandi e di facciate se ne è prese già un bel po', ma lo propose lo stesso. Era tanto che sapeva che Ilaria stravedeva per Antonio ma aveva sempre sperato che la cosa non fosse reciproca per evitare di rinvangare le proprie storie passate. Oramai erano quasi dieci anni che i rapporti con Cesare erano al minimo indispensabile. Avevano anche messo i figli in classi diverse per ridurre al minimo la possibilità di incontrarsi, se non al volo per strada, e anche in quei casi cercavano di cambiare strada per evitare l'incontro. In effetti Cesare sembrava meno convinto di lei in questi cambi di direzione, ma poi anche lui allungava il passo. E allora perché le era venuto in mente di proporre ad Antonio di andare al concerto con Ilaria. Antonio non aveva risposto, forse non aveva sentito, concentrato come era sui fogli del suo diario. Le era venuto spontaneo dirlo ma adesso le passavano davanti agli occhi mille immagini e nel cuore mille sensazioni. Dentro di lei il cuore e il cervello stavano lottando: avrebbe potuto lasciar perdere quella proposta per evitare di star male in futuro ma sentiva la voglia di ridirlo, di prendere Antonio e dirgli "Perché non vai al concerto con Ilaria?". "Perché non mi piacciono quelle tutte fighette, mi piace Martina". "Ma Ilaria è carina, intelligente e a volte sa essere anche molto dolce e coccolona come piace a te". "Va be', ma con lei non puoi mai fare niente di movimentato perché ha sempre paura di sporcarsi o sgualcirsi". "Certo Antonio, ma potrai fare quelle cose con Martina, che per altro ti fa sempre arrabbiare perché ti tratta sempre a pesci in faccia: nella vita bisogno imparare che raramente si può avere tutto, bisogna imparare a prendere il massimo dalle cose". Si voltò per non farsi vedere in viso. Avrebbe ancora avuto il tempo di imparare?
"Sandra, non si può avere tutto, si può cercare di avere il massimo". Guardava Cesare senza parlare. Il blu dei suoi occhi continuava a cambiare espressione: prima perplessa, poi dubbiosa, poi interrogativa.
"Ma cosa intendi per il massimo?". "Tutto quello che posso darti senza levare niente a Piera". Continuava a non essere convinta. Il silenzio dei vicoli li lasciava pensare, guardandosi intensamente, quasi a penetrarsi. E insiste: "Io ho preso un impegno che non voglio e non posso mettere in discussione. Ho sposato Piera perché era la persona con cui avrei potuto vivere insieme. Era la persona ideale con cui abitare. Gli stessi interessi, gli stessi gusti, quasi le stesse manie. Non aveva molte esperienze, e di certo non poteva essere definita una dea del sesso, ma - mi sono detto - il matrimonio è quotidianità, è serenità, non sono quelle le cose importanti, soprattutto dopo una certa età". Lo guardava in silenzio, con tenerezza, avrebbe voluto riempirlo di coccole, sommergerlo di baci, stringerlo al seno con tutta la forza, ma non poteva. Era vero che non c'era nessuno nel vicolo, che il silenzio regnava e che i passi di qualcuno che si avvicinava si sarebbero subito sentiti molto prima di vederlo apparire, ma non poteva rischiare, neanche un po', che Renzo potesse venire a sapere qualsiasi cosa, qualsiasi chiacchiera, avrebbe sofferto come un cane e lei non voleva. "Lo sai che se non ci fossero mia moglie e tuo marito ci saremmo messi insieme, magari per lasciarci dopo qualche mese, ma sai anche che se non ci fossero stati loro non ci sarebbero stati i nostri figli e non ci saremmo conosciuti, che sono innamorato di te come forse non mi è capitato prima ma che so anche che avrei una paura infinita a pensare di vivere con te, che la cosa più difficile di ogni giorno è lasciarti quando ti incontro ma che è ancora più difficile, anzi impossibile, dire bugie a Piera quando mi invento delle occasioni per vederti. Non possiamo fare finta di essere due ragazzini senza vincoli, dobbiamo inventarci un rapporto che non abbiamo mai incontrato, un rapporto che rispetti gli altri ma che sappia dare a noi il massimo". Aveva paura a pensare quello che significava per la sua vita di coppia accettare quella sfida, ma aveva voglia di fidarsi di lui, di provare a seguire quelle sue parole, accettando anche i musi di Renzo, le sue urla, le sue minacce. Aveva voglia, dopo tanto tempo, di rispettarsi, di non rinunciare più a ciò che poteva essere suo diritto avere.
Ilaria piangeva senza freno, e Cesare la guardava senza sapere cosa dire. Da un po' di giorni l'umore di Ilaria era sotto terra. Cesare aveva aspettato tanto quel momento ma lo avrebbe voluto del tutto diverso. "Papà, gli voglio bene!!!". In famiglia il verbo amare è sempre stato centellinato. "Cosa posso fare?". Proprio ora cercava suo padre, dopo che per una vita ha sempre cercato Piera facendogli anche patire un bel po' di gelosia. In effetti Cesare non sapeva che Ilaria aveva già messo a perdere la madre da alcuni giorni con pianti e singhiozzi e che proprio Piera le aveva consigliato di rivolgersi a suo padre. La situazione era complicata, almeno per una quindicenne. Detto in poche parole Antonio non la considerava perché gli piaceva Martina, proprio quel maschiaccio di Martina. Ma in questi casi un papà cosa può dire o fare, soprattutto se l'altro è il figlio di Sandra?
Suo padre non ha mai sopportato veder piangere Antonio, neppure quando aveva pochi anni, figurarsi adesso che ne ha quasi sedici. Per cui Antonio non piangeva mai. O quasi. Solo con la mamma a volte si lasciava andare. In fondo anche lei non rinunciava a piangere ogni tanto: Antonio l'aveva vista a volte anche da sola, in camera sua, che piangeva senza un motivo apparente. Martina non ne voleva sapere di lui e per la verità non ne voleva sapere di nessuno. "Martina non vuole venire al concerto con me perché noi maschi pensiamo sempre ad altro quando facciamo certe proposte". Sandra lo guardava piangere mentre lui leggeva il suo diario. Sapeva perché, ma una madre non può intromettersi se non richiesta e lui, come suo padre, non chiedeva niente.
Sto tornando a casa dopo una giornata di tensione. Mettermi sul mercato non è mai stato il mio forte. E in questi giorni mi sento debole, in tutti i sensi. Non poter più pensare a te come un punto di riferimento, un qualcosa che c'è, per cui sei importante mi lascia senza forza, mi leva il senso. Tante volte ti ho ripetuto che da quando ci sei, o meglio finché ci sei stata tu, ho recuperato un senso profondo, la voglia di essere, di esistere. Mi hai fatto ritrovare anche il senso di stare con Piera, di vivere con lei. A volte mi viene in mente la storia di un film che suppergiù riguardava un uomo alla ricerca della donna ideale. Non riusciva mai a trovarla, tutte quelle che incontrava alla fine avevano qualche difetto. Allora si decise di metterla insieme lui la donna ideale: prendendo di ognuna la parte migliore, tagliandone i pezzi con un coltellaccio. Tu sei un pezzo della mia donna ideale e Piera un'altro. Il bello è che ne fareste quasi una intera. Anche io mi rendo conto di non essere l'uomo ideale per te, ne sono solo un pezzo. Ma era proprio questa l'impresa che avevamo intrapreso, che forse stavamo per realizzare: mettere insieme i pezzi dentro di noi, senza bisogno di coltellacci ma con un ricamo fatto di attesa, attenzione e amore. Due giorni fa ci siamo fermati. Forse ho sbagliato io a fare quello che avresti voluto fare tu e non avevi il coraggio di fare, ma non ce la facevo a sopportare le tue accuse, il tuo recriminare. Quando stavamo per avere il massimo hai cominciato a chiedermi tutto.
"Antonio, perché non dici a Ilaria di venire al concerto con te?". Sandra lo sapeva che non poteva funzionare: il chiodo schiaccia chiodo funziona solo quando si è grandi e di facciate se ne è prese già un bel po', ma lo propose lo stesso. Era tanto che sapeva che Ilaria stravedeva per Antonio ma aveva sempre sperato che la cosa non fosse reciproca per evitare di rinvangare le proprie storie passate. Oramai erano quasi dieci anni che i rapporti con Cesare erano al minimo indispensabile. Avevano anche messo i figli in classi diverse per ridurre al minimo la possibilità di incontrarsi, se non al volo per strada, e anche in quei casi cercavano di cambiare strada per evitare l'incontro. In effetti Cesare sembrava meno convinto di lei in questi cambi di direzione, ma poi anche lui allungava il passo. E allora perché le era venuto in mente di proporre ad Antonio di andare al concerto con Ilaria. Antonio non aveva risposto, forse non aveva sentito, concentrato come era sui fogli del suo diario. Le era venuto spontaneo dirlo ma adesso le passavano davanti agli occhi mille immagini e nel cuore mille sensazioni. Dentro di lei il cuore e il cervello stavano lottando: avrebbe potuto lasciar perdere quella proposta per evitare di star male in futuro ma sentiva la voglia di ridirlo, di prendere Antonio e dirgli "Perché non vai al concerto con Ilaria?". "Perché non mi piacciono quelle tutte fighette, mi piace Martina". "Ma Ilaria è carina, intelligente e a volte sa essere anche molto dolce e coccolona come piace a te". "Va be', ma con lei non puoi mai fare niente di movimentato perché ha sempre paura di sporcarsi o sgualcirsi". "Certo Antonio, ma potrai fare quelle cose con Martina, che per altro ti fa sempre arrabbiare perché ti tratta sempre a pesci in faccia: nella vita bisogno imparare che raramente si può avere tutto, bisogna imparare a prendere il massimo dalle cose". Si voltò per non farsi vedere in viso. Avrebbe ancora avuto il tempo di imparare?
treno tra Parma e Genova 1/10/1997
Etichette: prosa
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